Autore: Lucia Colafranceschi
pubblicato su: In Cammino
tipologia: bimestrale
Incontro con il Santo Padre 12 settembre 2010
Servire il prossimo, rendendosi concretamente utili nella realizzazione di progetti umanitari e di assistenza alle comunità rispettando in pieno rigorosi principi etici nei diversi campi di intervento e collaborando alla diffusione della pace e della buona volontà fra tutti i popoli della terra.
E’ questo il lodevole obiettivo che da oltre 100 anni persegue il Rotary Club, un’organizzazione internazionale costituita da soci (uomini e donne) appartenenti a diverse categorie sociali, professionali e culturali che decidono di mettere a disposizione della collettività le proprie conoscenze e capacità d’azione. Oltre 34 mila sono i Club rotariani sparsi nel mondo, con circa 1 milione e 300 mila soci: Stati Uniti, Canada, Asia, Europa, Africa, America Latina, Gran Bretagna, Irlanda, Australia, sono solo alcuni esempi di Paesi che ospitano le attività del gruppo. In Italia sono quasi 800 i club attivi, raggruppati in 10 distretti. Ciascun club agisce nel pieno rispetto delle norme statutarie decise dai vertici, ma a seconda delle proprie possibilità e soprattutto delle proprie esigenze. Particolarmente attivo, specie nel campo della comunicazione e della solidarietà tra popoli, è senza dubbio il Rotary Club Roma-Castelli Romani, guidato dal dottor Pierantonio di Ronzo, che lo scorso 12 settembre, nell’ambito dell’Angelus di Sua Santità nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, ha ricevuto la solenne benedizione impartita da Benedetto XVI. Ad accogliere l’affettuoso saluto del Papa c’erano centinaia di soci appartenenti al Distretto rotariano 2080, nello specifico erano presenti ben 28 club! Emozione, commozione ma soprattutto orgoglio trapelavano dai volti dei partecipanti: quasi 300, tra soci e familiari, hanno dapprima ascoltato in ossequioso silenzio le parole del Sommo Pontefice incentrate sulle “Parabole della Misericordia”, per poi manifestare il proprio entusiasmo con applausi, ovazioni, coronati da bandierine gialle al vento, non appena il Santo Padre ha rivolto un saluto e un augurio di buon lavoro ai rotariani presenti in piazza. «Onorato di aver rappresentato il Rotary Club e di aver affidato nelle mani di Sua Santità il nostro lavoro» questo è stato il commento del governatore del Distretto Rotariano 2080, l’avvocato Roberto Scambelluri, ricevuto in udienza privata da Sua Santità poco prima dell’Angelus. Un privilegio rivolto ai membri del Rotary che ha collaudato il rapporto di profonda stima e fiducia che esiste tra il Club e la Santa Sede. Per la prima volta in assoluto un rappresentante del Rotary Club r Rota y Club – Roma Castelli Romani 9 Distretto 2080 Rotary InternationalConcorso Giornalistico – Ing. Franco Pietrandrea – XII edizione Il Rotary – le attività e le iniziative dei Club è stato ricevuto in udienza privata dal Sommo Pontefice. Un passo davvero significativo, una svolta radicale, che suggella il connubio nato tra le due istituzioni. Non va di certo dimenticato infatti che fino a pochi anni fa il rapporto tra l’associazione e la Santa Sede non era certo idilliaco. Basti pensare che si era giunti addirittura ad un vincolo di conflittualità a ragione del quale veniva vietato ai fedeli cattolici di partecipare alle attività dei club. Un pezzo di storia, questo, definitivamente archiviato, che ha lasciato spazio oggi ad un legame di profonda stima e fiducia. Visibilimente emozionato, l’avvocato Scambelluri ci ha raccontato la sua incredibile esperienza a contatto con il Santo Padre. «Quasi non riuscivo a credere di essere di fronte a Sua Santità – ha commentato – Una sensazione indescrivibile a parole, un’esperienza che è di certo andata al di là di ogni più rosea aspettativa. Le mie mani nelle Sue mani. Un’emozione sconfinata. Sono rimasto davvero colpito dal grande interesse che il Santo Padre ha manifestato nei confronti delle attività del Rotary Club. Ha voluto sapere quali progetti proponiamo, come lavoriamo, quali risultati sino ad oggi abbiamo raggiunto. Ci siamo intrattenuti per molto ed io ancora non riesco a crederci…». Il governatore, prima del congedo, ha consegnato nelle mani del Santo Padre una campana, simbolo del Rotary Club, e due libri sui progetti in itinere dell’associazione. Poi ha ricevuto la Santa Benedizione. Di estrema importanza è senza dubbio il lavoro che nell’ambito del Rotary Club Roma-Castelli Romani svolge il presidente, il dottor Di Ronzo, al quale abbiamo deciso di rivolgere alcune domande sulla figura del “timoniere del gruppo“ e sui risultati che in concreto si riescono a raggiungere con le specifiche attività portate avanti. 1) Presidente, personaggi di un certo calibro in passato hanno aderito alla vostra associazione: Pietro Badoglio, Guglielmo Marconi, il Re Vittorio Emanuele III, il Principe Umberto, ma anche il presidente americano John Fitzgerald Kennedy, il Primo Ministro inglese Winston Churchill, lo scienziato Guglielmo Marconi, solo per citare alcuni dei rotariani più famosi. Cosa significa oggi seguire le orme di importanti predecessori e quali responsabilità si hanno a guidare un ente di tale prestigio? «I principi rotariani sono sempre gli stessi: amicizia, etica, morale. E’ cambiata invece nel tempo la società in cui si va ad operare: non c’è più la fase elitaria che ha visto personaggi di un certo spessore agire in prima persona nell’ambito del Rotary Club. Il socio di oggi appartiene a un contesto molto più polverizzato di una volta, è un professionista che si è distinto, anche in ambito internazionale, nel campo di sua competenza. Quello che voglio dire è che oggi ad essere al centro dell’attenzione è il socio, che rappresenta il giusto ingranaggio per far partire ‘la macchina’. Il presidente, e vengo alla sua domanda, è pertanto colui che ha l’onore e l’onere di rappresentare il club. La sua massima responsabilità risiede nel rappresentare ciascun socio del club. Certo che esempi di rotariani che hanno ‘fatto la storia’ e che ci hanno preceduto in questa meravigliosa esperienza non può che onorarmi oltremodo!». 2) Tra le vostre più importanti iniziative, oltre ai numerosi programmi educativi indirizzati a giovani studenti, figurano i progetti umanitari della Rotary Foundation: crescita della qualità della vita, servizi assistenziali, lotta alle malattie infantili, forniture di cibo e acqua. Ci può illustrare le modalità di intervento da voi adottate e i risultati ottenuti sino ad oggi? «La Rotary Foundation la potremmo definire come un grande contenitore che raccoglie tutte le risorse destinate a progetti importanti, vedi ad esempio la Polio Plus (un piano nato per proteggere i bambini di tutto il mondo dalle crudeli e fatali conseguenze della Polio, ndr). Ciascun club opera nel suo piccolo affinché il macro-progetto si realizzi. Agisce cioè nel territorio di sua competenza, autonomamente, con iniziative proprie. Tra le nostre, quelle in itinere, figura anche l’ambizioso progetto di realizzazione di una casa accoglienza temporanea per immigrati che giungono in Italia con la speranza di trovare un futuro migliore per le loro famiglie. Si agisce nel pieno rispetto delle regole stabilite senza esserne o diventarne però schiavi. Il nostro slogan di azione amo descriverlo con “3 C e 1 A”: comunicare, coinvolgere, convincere e ascoltare. Senza queste quattro indispensabili azioni non si può portare avanti un progetto anche se lo si è sposato». Ciascun Rotary Club pertanto agisce per il bene comune. Potremmo dire, usando le parole di Madre Teresa di Calcutta, che ognuno di loro rappresenta una piccola goccia di un oceano ma se quella goccia non esistesse all’oceano verrebbe a mancare.