Arch. Francesco Petrucci – sintesi
La storia urbanistica e architettonica di Castel Gandolfo è segnata in maniera indelebile dalla volontà di due illuminati pontefici: Urbano VIII Barberini (1623-1644) e Alessandro VII Chigi (1655-1667), ma anche dalla progettualità del principale esponente del Barocco, Gian Lorenzo Bernini (Napoli 1598 – Roma 1680), arbitro incontrastato delle arti nella Roma del Seicento.
Lo stesso Bernini parla della villeggiatura a Castel Gandolfo di Urbano VIII in un suo dialogo con Lelio Guidiccioni:«Tivoli per le sue stagioni si sa, che porta il vanto d’ogni altro paese, ma Nostro Signore l’haveva rifiutato per la humidià et asprezza degli altri tempi. In Frascati era preso il meglio; Albano troppo frequentato. Elesse dunque Caste Gandolfo dove teneva una modica retirata. Io non vi dico altro; col derivare acque, con la coltivazione, con l’agiustare fabriche, ha reso quel luogo, un tempo di non sicura fama nella salubrità, hoggi salubre, che 2 volte l’anno in 20 giorni che Nostro Signore si ferma senza lasciare i suoi valorosi studi ò del pontificato, ò del filosofare, ancor che la stagione corra intrattabile, sempre ne torna à Roma ringiovanito».
Bernini, scultore, pittore e architetto, si occupò di vari interventi progettuali nella cittadina castellana. In primo luogo la sistemazione della Villa Barberini, con l’ampliamento di una costruzione preesistente e la progettazione dell’annesso parco, su commissione del Principe Taddeo Barberini, nipote di Urbano VIII. In qualità di architetto della Reverenda Camera Apostolica curò su incarico di Alessandro VII l’ampliamento del Palazzo Apostolico, con la ridefinizione della facciata sulla piazza e la costruzione del fronte verso mare (la “Galleria di Alessandro VII”).
Progettò e diresse i lavori per l’edificazione della Chiesa di San Tommaso da Villanova, una delle sue tre chiese con Sant’Andrea al Quirinale e la Collegiata dell’Assunta di Ariccia. Bernini aveva disegnato anche il portale d’ingresso al giardino del Palazzo Apostolico, eseguito nel 1637 e demolito nel 1929, come pure il portale con i monti Chigi ancora esistente presso Porta Romana. Si occupò inoltre della sistemazione urbanistica del borgo e dei collegamenti con i centri limitrofi.
Controversa è invece la paternità della cosiddetta Fontana detta del Bernini, sulla piazza di Castel Gandolfo di fronte al Palazzo Apostolico, che tradizionalmente gli viene riferita. Infatti non ci sono riscontri documentari e stilistici che possano confermare tale attribuzione, estranea al carattere innovativo delle fontane berniniane, a partire dalla famosa “Barcaccia” di piazza di Spagna. La fontana, eseguita nel 1630 in stile dellaportiano, presenta una pianta mistilinea, secondo una tipologia diffusa con numerose varianti a partire dall’ultimo quarto del 500. Se ne propone l’attribuzione a Maderno e ai suoi collaboratori, attivi in quel momento a Castel Gandolfo nel Palazzo Apostolico.
Testo integrale della relazione