tratto dalla pubblicazione
“Dalla Leggendaria Alba Longa a Castel Gandolfo”
di Graziano Nisio
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La piazza
L’iniziale sistemazione della piazza avvenne, con i grandi lavori voluti da papa Urbano VIII tra il 1628 e il ’33.
Alla terra battuta dei secoli passati subentrò il selciato e, nel 1928, sulla Piazza del Plebiscito arrivò la prima pavimentazione in asfalto. Il selciato romano riquadrato in travertino è tornato infine sulla nuova Piazza della Libertà ristrutturata recentemente (1998) ad opera dell’architetto Paolo Portoghesi che ha voluto coniugare lo stile barocco del Palazzo Pontificio, della Chiesa e della Fontana con una più conforme pavimentazione.
La Fontana “del Bernini”
Un’elegante fontana attribuita al Bernini adorna da circa quattro secoli la piazza centrale di Castel Gandolfo ; un’opera di pregevole fattura che, malgrado un primo intervento del 1929 e il recente restauro conservativo del 1992, mostra tutti i segni della sua vetustà.
Nata probabilmente assieme all’antico castello, subì un primo spostamento verso il borgo durante i lavori di trasformazione del vecchio maniero in Palazzo Pontificio operati dal Maderno nel 1624.
Nell’anno 1629 scomparve il Maderno e papa Urbano VIII nominò nuovo, Architectus Sanctissimi et Reverendissimae Camerae Apostolicae, Gianlorenzo Bernini.
Di quell’epoca risulta un primo spostamento della fontana, mirato a migliorare la scarsa pressione delle acque provenienti dall’acquedotto del Malaffitto.
Si ha notizia che fu eseguito dal mastro scalpellino Clemente Volpe per la somma di 110 scudi : “…per lavori fatti a tutta sua robba alla fontana di travertini in piazza di Castel Gandolfo ricontro al portone del Palazzo… 4 aprile 1630”.
Trent’anni più tardi (1658-61) il Bernini, incaricato da papa Alessandro VII della costruzione della nuova chiesa (poi dedicata e San Tommaso da Villanova da lui canonizzato) e dovendo affrontare una delle tante varianti ordinate dal pontefice “togliere la copertura a tetto e innalzare una cupola”, si trovò in serie difficoltà per problemi di peso e spazio.
Sul versante del lago vi era il vuoto ; sulla piazza un’esiguo spazio già occupato dalla citata fontana. Informò quindi il papa del problema tecnico, certo di ottenere da lui una soluzione.
Questa infatti arrivò con una breve, quanto perentoria, nota datata 30 ottobre 1660: “…portar la fonte più su in alto fuor della chiesa…”.
Per il cavalier Bernino fu un grandissimo piacere togliersi dai piedi quella “bizzarra” fonte e, nel contempo, risolvere il vecchio problema idraulico (oltre alle mura, portici, cancelli e androni, si era occupato delle vecchie condotte d’acqua fatte installare da Paolo V).
Probabilmente quindi, con quest’ultimo spostamento del ’60, avvenne lo storico restauro che dette la paternità berniniana alla fontana.
Ma non fu proprio l’ultimo restauro visto che, un secolo dopo, una nuova ristrutturazione interessò la fontana. Ne fanno fede l’arme di Benedetto XIV (1740-‘58) le quali, insieme a quelle dei Colonna, ancora figurano sulle quattro facciate dello stelo.
Sopra queste insegne, quattro bellissimi cherubini alati di pura marca borrominiana sorreggono il calice della fontana.
Vasca, stelo e calice ; un bel assortimento di stili, diversi tra loro ma abbastanza riconoscibili da ricordare tre grandi artisti del tempo: Maderno, Bernini e Borromini.
Sul presunto autore della fontana di Castel Gandolfo, una prima ipotesi la fece Paolo Cr. Mader nel 1690 con l’opera “De attributione falsa operum architecturae”. Lo studioso sostenne che l’opera sicuramente era del Borromini assistente del Bernini ma pur suo fiero avversario.
Un altro manoscritto conservato alla “Carel Mòdropa Foundation Library” in Florida, parla invece di un diario di viaggio (1640-’43) di Pedro Calomar: “Cronica de mi visita a Roma”. Questi, visitando a Roma il cantiere di palazzo Barberini (1630) con un suo amico Marco Peraldo, poté assistere ad un violento litigio tra il Bernini ed il suo assistente Borromini. Contestandogli lo scalone del palazzo, Bernini umiliò l’altro urlandogli : “…sei buono solo a far bizzarre fonti per terrazzani morti di sete” ; un riferimento alla fontana di Castel Gandolfo ?
Recentemente infine, alcuni hanno voluto ravvisare nella fontana di Castel Gandolfo una certa somiglianza con un’altra fonte della vecchia Roma situata in piazza Scossacavalli nella scomparsa “spina” di San Pietro (detta fontana ora è in piazza S. Andrea della Valle).
Visto che l’opera romana porta la firma dello stesso architetto che diresse i primissimi lavori al palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, l’accostamento non è tanto assurdo per indicarlo quale uno degli autori della fontana.
L’indizio sul Maderno però, non esclude (come sopra è stato esposto) altri due grandi che fecero parte del “cantiere” castellano : Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini