Lo splendido tramonto dalla terrazza Castelvecchio
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E quindi uscimmo a riveder le stelle
Relatore: Marco Tadini
“Uscire a riveder le stelle” è un moto primordiale dell’animo umano, risalente a tempi ben anteriori alla sua codifica nelle immortali parole del Poeta. Per i nostri antenati, legati alla ciclicità delle attività agricole o semplicemente desiderosi di buoni auspici prima di una battaglia, era fondamentale orientarsi tra gli astri del cielo, riconoscerli e comprenderne i movimenti, il loro ricorrente apparire o scomparire. La tradizione di suddividere le stelle in costellazioni risale proprio a quei lontani periodi, quando gli antichi popoli assegnarono a certi disegni tracciati dalle stelle più luminose i nomi delle loro divinità, dei loro eroi o di animali favolosi, con l’intento certamente di ingraziarsene il favore, ma anche di facilitarne il riconoscimento per le successive osservazioni.
I primi cartografi del cielo disegnarono le figure delle costellazioni in modo arbitrario, poiché non esisteva una forma stabilita per ognuna, e neppure un elenco delle costellazioni accettato da tutti. Questa situazione confusa durò fino al 1930, quando l’Unione Astronomica Internazionale adottò la lista delle 88 costellazioni oggi in uso, associando a ciascuna di esse una precisa zona di cielo, caratterizzata da esatti confini. Oggi, dal punto di vista scientifico, le costellazioni non sono più associate alla sola figura tracciata dalle stelle più luminose, ma rappresentano interi settori della volta celeste, all’interno dei quali, oltre alle stelle (in numero crescente, passando dall’osservazione ad occhio nudo all’utilizzo di strumenti sempre più potenti) è possibile osservare anche nebulose, ammassi stellari o remote galassie… e certo anche i nostri fratelli più vicini, gli altri pianeti del Sistema Solare, che appaiono scorrazzare da una costellazione all’altra nel loro continuo orbitare intorno al Sole.
Del passato ci rimane però il corpus di miti e leggende associati agli oggetti celesti, temi che hanno costituito le premesse di una serata d’interclub Rotary – Rotaract Castelli Romani, trascorsa a spasso tra le stelle del cielo estivo, con la guida degli astrofili dell’Associazione Tuscolana di Astronomia (www.ataonweb.it) nella cornice del Lago di Albano.
Dimenticando per un attimo come la visione del cielo stellato sia in realtà un’apparenza provocata dalla finitezza delle nostre percezioni sensoriali in rapporto all’enormità del cosmo, è stato davvero piacevole tuffarsi nella poesia dell’amore furtivo di Giove per Callisto, ninfa destinata ad imperituro ricordo sotto forma di Orsa, ma anche costretta ad un eterno vagare celeste, senza neppure il conforto di un tramonto, sempre accompagnata dal suo piccolo Arcade e incalzata dalla rossa stella Arturo. O ancora appassionarsi per la saga familiare di Cassiopea e Cefeo, alle prese con l’iracondo Nettuno e il suo devastante mostro marino. E poi ancora le metamorfosi di Giove in Cigno e in Aquila; la Lira di Orfeo ed Ercole, il semidio che strangolò il Leone e uccide il Dragone.
Ma oltre al racconto “fantastico” vi è stato spazio anche per l’osservazione diretta del cielo, a vista e con i telescopi messi a disposizione dell’ATA, che hanno permesso la visione, grazie alle indicazioni degli astrofili Aurora e Fabio, di alcuni oggetti notevoli, in particolare di Saturno, pienamente a proprio agio nel ruolo di celeste “signore degli anelli”.
Marco Tadini
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l’uditorio attento e il relatore
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